Le posizioni dei leader mondiali e le conseguenze della Crisi in Ucraina
- Rosanna Bolognini

- 28 feb 2022
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 10 mar 2022
Tra il 24 e il 25 febbraio si è concretizzata, dopo il riconoscimento da parte russa dei territori separatisti Lugansk e Donestk situate sul confine orientale, l’invasione russa ai danni dell’Ucraina. Comprendendo i punti di frattura che hanno portato a tale azione, di protezione da parte della federazione russa dei cittadini di etnia russa in Ucraina che hanno subito abusi per la loro identità in terra ucraina e di difesa e promozione della pace da parte dei leader mondiali, si osservino le azioni adottate dai capi e dalle organizzazioni internazionali e le conseguenze che ne scaturiranno.
Un corpo solido
Conoscendo la storia delle relazioni internazionali in generale, comprendendo tutte le sofferenze vissute a causa delle guerre e degli errori del passato nessuno mai avrebbe potuto aspettarsi di vivere una tale regressione da parte dell’essere umano, tenendo anche conto dell’instaurazione di rapporti distesi nel corso di questi ultimi quarant’anni che hanno quasi sempre avuto lo scopo di vivere in pace e sicurezza garantendo la protezione dei cittadini di ogni territorio, nonostante quelle che possono essere le differenze intellettuali e le diversità culturali, ideologiche e politiche di ogni paese.
L’Unione Europea insieme all’America ha dimostrato di lavorare su un fronte unico per condannare, sanzionare e cercare di porre fine alla drammatica invasione russa che ha portato non solo alla morte di forze militari ma anche di civili innocenti, tra cui bambini. Lo scopo principale delle misure sanzionistiche è di isolare, indebolire e tentare di contenere l’incremento della violenza russa, poiché non vi è alcun proposito da parte della federazione russa di intervenire per vie diplomatiche. Pertanto, gli obiettivi posti sono di prendere di mira il sistema bancario ed economico russo in generale, arrestare il suo ingresso ai mercati finanziari europei e sospendere l’export di beni e tecnologie. Alla luce dell’aggressione militare russa a discapito dell’Ucraina, il Consiglio d’Europa ha deciso di espellere la Russia dal complesso dell’organizzazione internazionale il cui compito è di favorire e proteggere i diritti umani e la democrazia. Il 25 febbraio, si sono riuniti i membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per attuare la risoluzione contro le azioni della federazione russa e per fermare ogni altra violenza di essa in Ucraina. Tuttavia, l’esito non ha avuto seguito a causa del diritto di veto posto dalla Russia e dall’astensione da parte della Cina, che ha delineato in qualche modo la sua posizione in merito al conflitto. Tale potere di veto ostruisce la delibera da parte della prevalenza numerica dei membri del CdS in base allo Statuto delle Nazioni Unite.
È importante comprendere la realtà storica dell’istituzione delle Nazioni Unite, che nata nel periodo del secondo conflitto mondiale, ha da sempre avuto lo scopo di porre fine agli scontri in generale per vivere in un sistema libero, solidale, di pace, sicurezza e mutuo riconoscimento. Sulla base di quanto detto si confida di poter ottenere una seconda possibilità di pace e di risoluzione in occasione dell’Assemblea Generale dell’Onu, che comprende 193 Stati membri. Si deve, altresì, considerare che in quella circostanza la Russia non potrà avere la facoltà di veto.
Quali saranno le conseguenze per l’Europa e per l’Italia?
Le sanzioni poste in essere in risposta all’invasione russa porteranno delle conseguenze negative nel settore economico non solo al paese sanzionato ma anche a coloro che hanno predisposto tale misura punitiva. Quest’ultima, come affermato dal presidente del consiglio, Mario Draghi, avrà un impatto non indifferente sull’economia italiana e sulla sua crescita. Ciò che preoccupa in misura maggiore, è la fornitura del Gazprom russo nell’Eurozona che ne acquisisce l’80 % della produzione. Questo perché molti paesi europei avendo sottoposto le loro zone alla denuclearizzazione e alla decarbonizzazione si ritrovano ad essere direttamente dipendenti dalla Russia. Si può constatare, infatti, che la guerra in Ucraina, ha già provocato l’aumento dei prezzi del petrolio e del gas. Tali effetti potrebbero portare ad uno shock nel breve periodo, esponendo in definitiva ad un grande rischio la stabilità e la sicurezza finanziaria delle imprese nell’area europea. Questo perchè la Russia potrebbe deviare l’export verso altri Paesi, come ad esempio, la Cina. Tuttavia, l’Italia e l’Europa sembrerebbero pronti a questa eventuale decisione russa ponendo delle alternative, quali il ricorso al carbone, l’aumento di risorse rinnovabili e la fornitura del gas liquefatto naturale nel territorio del Qatar, che potrebbe in misura estesa, diminuire non solo il potere di dipendenza dalla fornitura di gas instauratasi tra la Russia e i Paesi europei, ma addirittura si potrebbe riscontrare una riduzione della sua facoltà nel mercato internazionale.





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