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Il ruolo sottovalutato della Transinistria nella crisi Ucraina.

Aggiornamento: 10 mar 2022



Nel quadro dell’attuale crisi in Ucraina, è significativo prestare attenzione sulle possibili posizioni e azioni determinate dai territori circostanti; nello specifico è bene sottoporre una riflessione sull’eventuale ruolo che potrebbe avere la Transnistria nella crisi Ucraina. Quest’ultima, formalmente dichiarata come componente della Moldavia, si è autoproclamata come stato indipendente il 2 settembre del 1990 ma non è mai stata riconosciuta dalla comunità internazionale.


Origini della Transnistria


La Transnistria è disposta ad est del fiume dell’Europa orientale Dnestr. La sua dichiarazione di indipendenza come Stato de facto si può definire come un vessillo di rivalorizzazione e, più in generale, come un atteggiamento nazionalistico ispirato alla revanche, inteso come riscatto dello status quo e dell’autonomia del paese.

Dopo il crollo dell’Unione Sovietica, l’allora Repubblica sovietica di Moldavia, decise di proclamare la sua indipendenza. Alla luce di questa autodeterminazione, nacque all’interno della Moldavia una tensione che si tramutò in una guerra civile tra quest’ultima e la Transnistria, che ai tempi dell’Urss, era parte facente della Moldavia e che richiese anch’essa la sua proclamazione come Stato a sè. Tale conflitto si concluse con una interruzione della tensione e divisione interna assicurata dalla commissione congiunta che si venne a formare da Russia, Moldavia e Transnistria. In questa circostanza, la Russia si adoperò inviando delle truppe all’interno del territorio con lo scopo di mantenere una situazione di pace.

L’effetto, derivato dalla rivelazione della Transnistria come stato indipendente, provocò una risposta di dissenso da parte della comunità internazionale. Pertanto, il paese in questione, divenne luogo di corruzione amministrata dalla criminalità organizzata internazionale che poteva, in tal modo, giovare della vicinanza geopolitica della mafia russa e delle conseguenti diramazioni del globus. Dunque, la situazione di miseria e immoralità determinò una estirpazione della parte attiva della società civile, implicando l’emigrazione della maggior parte della popolazione. Questo appassimento della società produsse, in un certo qual modo, l’incremento dei traffici illegali e, di conseguenza, una maggiore corruzione della classe politica sul territorio.

Si può però notare che la distensione dei rapporti tra i due Stati si realizzò in via marginale nel 2012, con la stipulazione dell’accordo per la ripristinazione del passaggio ferroviario sulle due sponde del Dnestr, sebbene la Moldavia continui ancora oggi ad accentuare la sua posizione di contrarietà sull’indipendenza dello Stato de facto.


Ruolo all’interno della crisi ucraina


Il discorso di Vladimir Putin, avvenuto nella notte tra il 23 e il 24 febbraio, ha dato il via all’invasione da parte della Russia in Ucraina con una strategia definita lungo tre aree: Donbass, Crimea e Bielorussia. In uno scenario prossimo, ciò che potrebbe destare maggiore preoccupazione non è solo la serratura territoriale effettuata dalla Russia per ottenere potere di attacco e manovra nelle aree nord, sud ed est, bensì l’accerchiamento totale che si potrebbe concretizzare con l’entrata delle truppe russe dall’area ovest. Azione, in parte, realizzabile dal momento che la Federazione russa, in veste di mediatore, ha da tempo posizionato all’interno della Transinistria le sue forze militari per il mantenimento della pace nel territorio confinante. Quest’ultima è tutt’ora un paese suddiviso dal punto di vista culturale e identitario, come era il Kosovo nella crisi degli anni ’90, in tre tipologie di etnie quali l’Ucraina, la Russia e la Moldavia. Pertanto, la Transinistria potrebbe avere un ruolo strategico dal punto di vista territoriale, politico e culturale. È importante sottolineare che il suddetto Stato potrebbe decidere di allearsi e dare accesso libero alla Russia per proseguire il piano di invasione, come d’altronde ha fatto la Bielorussia, per i suoi interessi politici-energetici, in quanto anch’essa, come tanti altri paesi, è dipendente dalla fornitura di gas della Russia.


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